FEDERICA PANNOCCHIA
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Sinossi:
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Lia ha tredici anni. È una ragazzina italiana piena di sogni e di allegria, con l’unica colpa di essere ebrea durante la seconda guerra mondiale. Dallo scoppio delle leggi razziali la sua vita cambia, e con la sua famiglia è costretta a rifugiarsi in numerosi nascondigli, a sparire dal mondo. Da quel mondo di cui vuole fare disperatamente parte. Passano gli anni, conditi da giornate piene di vicende, di primi amori, di paure e di speranze, come quella più grande, la speranza che presto la guerra finirà. Ma nessuno ha preparato Lia alla rabbia dei nazisti. Il 16 ottobre 1943, la comunità ebraica del ghetto di Roma viene rastrellata dalla Gestapo e i nazisti le ricorderanno che una ragazzina ebrea non ha il diritto di sognare, di sperare, di amare. Di vivere. Lia sarà deportata ad Auschwitz con la sua famiglia, e da quel giorno avrà inizio il suo incubo. Terrore, lavoro, malattie, camere a gas, morti. E determinazione. Quella che Lia non vuole abbandonare. Quella determinazione che vorrà usare per gridare al mondo di non dimenticare. Quella determinazione che brillerà nei suoi occhi quando il freddo sarà troppo pungente, quando la fame sarà lancinante, quando la morte sarà troppo vicina e quando sarà deportata in altri campi di concentramento.
Casa Editrice: Eden Editori
Pagine: 400
Volume formato: 14×22

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RECENSIONI

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(Recensione a cura del blog Bellamente libera)
Immaginate di essere degli ebrei durante l’Olocausto e che la vostra vita cambi improvvisamente, immaginate di dover trascorrere anni rinchiusi nella cantina di un’altra famiglia perché fuori imperversa la Seconda Guerra Mondiale e, peggio ancora, le leggi razziali. E infine immaginate una ragazzina ebrea di tredici anni che si affaccia alla vita, ma che vede solo morte. Proprio questa ragazzina, di nome Lia, è la protagonista del romanzo “Quando dal cielo cadevano le stelle” di Federica Pannocchia.
Una storia forte e intensa, tragica e commovente al tempo stesso. Un romanzo, questo, poco adatto a stomaci delicati, poiché getta luce nella ferita più profonda della nostra storia; un romanzo che ha richiesto sicuramente coraggio per essere scritto, ma che richiede altrettanto coraggio per essere letto.
Questa storia racconta il lungo calvario di una famiglia ebrea, quella di Lia, che vive a Roma fino a quando non viene deportata ad Auschwitz, ed è proprio lì che tutto inizia e tutto finisce per molti ebrei. Lia ha solo tredici anni eppure nulla le viene risparmiato in quell’inferno vivente che è Auschwitz, un luogo in cui non esiste pietà, ma solo orrore, tormento e morte.
L’autrice non risparmia alcuna crudeltà al lettore e non omette nulla di ciò che accada a Lia dal momento in cui varca la soglia del campo di concentramento. Davanti agli occhi di chi legge si estende un film dell’orrore pieno dei soprusi e delle violenze che i deportati sono costretti a subire ogni giorno. La fame, il freddo, le malattie, le punizioni, le percosse, le camere a gas sono tra i tormenti più significativi descritti nelle pagine di questo romanzo.
Lia ama la vita, nonostante tutto e tutti, e non smette di sperare che un giorno la guerra finirà e tutti saranno liberati. Spera di poter diventare grande, insieme ai suoi fratelli e che un giorno le stelle saranno visibili soltanto in cielo e non più sulle uniformi a righe degli ebrei.
Fortunatamente per Lia la liberazione è alle porte. Riuscirà a tenere duro, a resistere fino all’arrivo degli americani? La ragazzina è determinata a non cedere e, nel suo piccolo corpo ridotto ormai a un ramoscello secco, aleggia una determinazione e una fiducia nella vita che ha tutto da insegnare a chi, invece, si scoraggia nel quotidiano per delle banalità. Il destino di Lia è appeso a un filo sottile, rimanete con lei fino alla fine di questo libro, non abbandonatela e lo conoscerete anche voi.
Al termina di questa lettura, che tocca il cuore e l’anima, non si può non avvertire una nuova forza trasferirsi dentro di sé, quella di una ragazzina che ha avuto il coraggio di scommettere sulla vita nonostante l’avvicinarsi della morte.
Lia non si è arresa perché, come ci ricorda lei stessa, la vita è bella.

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Recensione presente sul blog The Book Of Writer
Il libro parla dell’olocausto ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
Lia la protagonista è una ragazzina di tredici anni, sogna di diventare dottoressa e poter curare gli ammalati. Dopo lo scoppio della Guerra e delle leggi razziali, Lia e la sua famiglia sono costretti a nascondersi, essendo ebrei.
L’aiuteranno i Parisi a nascondersi nella loro cantina. Così inizia la prigionia (se così si può chiamare) di Lia che non potrà più uscire, giocare, ridere e scherzare ed andare a scuola.
Gli anni passano e Lia spera che la Guerra finisca per poter tornare libera, ma così non è, quando pensavano di essere salvi dai campi di concentramento qualcuno che pensavano fosse loro amico li tradisce.
Questo libro fa molto riflettere e tratta di un argomento che ancora oggi è inconcepibile per chi non ha vissuto quegli anni: gli anni dell’orrore, gli anni della guerra, gli anni della paura, gli anni della povertà, gli anni di chi ha combattuto per rendere il paese libero da quelle persone che un cuore non c’è l’avevano.
Questo libro è come un fulmine a ciel sereno, ti entra dentro e te ad ogni pagina speri e preghi che Lia e la sua famiglia sopravviva a questi orrori.
Devo essere sincera ho faticato a leggere il libro, non perché non mi sia piaciuto ma perché ad ogni pagina, ad ogni orrore che ho letto ho pianto come se vivessi io stessa le cose che l’autrice ha scritto.
Cose che purtroppo sono vere e che molti sopravvissuti all’olocausto ricorderanno per sempre perché hanno inciso non solo sulla pelle ma anche dentro il loro cuore e la loro mente.
È un libro che parla di ciò che è successo durante la Seconda Guerra, quindi se avete uno stomaco delicato non leggetelo, per chi invece ama questo genere di libro che parla della storia beh cosa aspettate lo dovete assolutamente leggere.
L’autrice ti farà entrare nella storia come se fossi te a vivere in prima persona gli orrori che vive Lia e la sua famiglia è come se vi trovaste dentro la cantina con loro.
Lia è una ragazzina fiduciosa, piena di speranza e di sogni, ripete sempre che la vita è bella anche quando si trova rinchiusa ad Auschwitz un luogo dove esiste solo paura, orrore e morte.
Lia vede morire molte persone e lei spera di sopravvivere a tutto ciò per ritornare liberà e realizzare i suoi sogni.
Se volete scoprire se Lia e la sua famiglia sono riusciti a tener duro agli orrori del campo di concentramento ed ad essere liberati dagli americani non vi resta che leggere il libro.
Leggetelo, leggetelo, leggetelo, non ve ne pentirete, date retta ad una che ha pianto mentre leggeva il libro. Si, è vero sono sempre stata sensibile su queste cose, non posso vedere film o leggere libri che parlano di questo argomento senza piangere e non mi vergogno a dirlo.


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Recensione a cura di Ironlady per il blog Emozioni fra le pagine.
Straziante.
Intenso.
Duro.
Profondo.
Basterebbero questi quattro aggettivi? Sì, perché racchiudono il senso della follia umana; No, perché in questo libro c’è molto di più.
Non mi è facile descrivere o parlarvi di questo romanzo o meglio per come l’ho vissuto io, un vero documentario di una delle pagine più scure della nostra storia.
A tutti fa paura la guerra. I nostri nonni, i nostri genitori, l’hanno vissuta sulla loro pelle e a noi non resta che riviverla attraverso i loro occhi e i loro racconti, ma quello che ci fa più riflettere sono i loro silenzi.
Questo libro è scritto attraverso gli occhi di una ragazzina, la gioia di vivere in persona che non si è mai fatta piegare dalla guerra, non si è mai fatta piegare dall’uomo e dalla sua malvagità; una ebrea come tanti nella Roma degli anni 40 in pieno secondo conflitto mondiale, una ragazzina costretta a rimanere rinchiusa per anni in una cantina, in una soffitta e poi come se non fosse sufficiente separata dalla famiglia e rinchiusa in un campo di concentramento.
Ma lei Lia non si è mai fatta piegare dall’uomo, il suo spirito forte e la sua luce illuminavano l’oscurità della cantina o della soffitta o di quel campo.
La storia ci dice chi siamo, anche se in questo libro ci sono personaggi inventati, la storia resta storia, e tra queste pagine c’è tanta ricercatezza. Ogni parola, ogni frase sono scritte con passione, sentimento e rispetto nei confronti di chi non c’è più, di chi è stato “annullato dall’uomo” ma il suo ricordo riecheggia nell’eternità.
Il racconto gira intorno a una ragazzina e alla sua famiglia. Attraverso gli occhi di Lia vedi la cantina, conosci i suoi genitori, la sua amata nonna e i suoi fratelli, vivi con lei il trascorrere del tempo, le paure, le discussioni, e vivi la sua maturazione nata non solo dalla guerra ma dal fatto di non volersi piegare al pessimismo della madre, senti dentro questa immensa gioia di vivere che spesso dimentichiamo perché diamo tutto troppo per scontato.
Leggi di Lia, delle paure durante i bombardamenti, vivi ogni spostamento con terrore, vivi il rastrellamento con angoscia e quel dopo rastrellamento che tutt’ora fa tanta paura e fino alla fine speri con lei, soffri con lei, lei che porta il sole ovunque vada. Lei che insieme alla sua famiglia è stata venduta per soldi. Sì, perché l’uomo è anche questo, l’uomo è in grado di fare cose meravigliose ma il più delle volte è orribile, è spregevole, è meschino, il perché non si sa, o forse sì.
Un libro che nonostante tutto parla di speranza, di gioia di vivere e di momenti felici, nonostante il terrore, la paura, in una Roma fatta di macerie, di bombe e di occupazione, ma fino alla fine c’è una luce e questa luce è la gioia che risiede dentro una ragazzina che deve fare i conti con le sue prime dolci esperienze e al contempo deve fare i conti con la dura realtà, fatta di soldati e quel baratro oscuro che si chiama guerra, ed è la dimostrazione che alla fine non ci sono né vincitori, né vinti, ma solo dolore e distruzione, di perdite e di sogni infranti, e se sei ancora in grado di respirare, alla fine di tutto, devi vivere, devi vivere per chi non c’è più e devi farlo intensamente nonostante si porti un peso nel cuore e un dolore che non passerà mai.
Sono rimasta colpita, questo libro è di una realtà spiazzante, bello nella sua crudeltà per via del tema trattato, ci sono ricerche approfondite e si vede, anzi si legge. Nulla è scritto tanto per far volume.
Federica Pannocchia ha fatto un lavoro meraviglioso, e questo librò merita di essere nelle librerie di tutti perché è uno specchio di quello che siamo stati, di quello che abbiamo vissuto anche se in forma di romanzo.
È un libro che ti lacera l’anima ma nonostante questo ti trasmette gioia di vivere.
Spero di aver reso giustizia a questo libro così intenso e coinvolgente e per nulla scontato anche se si conosce la storia.
Voto 5 Recensione a cura di Ironlady per il blog Emozioni fra le pagine.

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Recensione a cura di Alessia
In questo libro si parla di una famiglia ebrea, composta da sei persone, che vive nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Immediatamente ci affezioniamo a loro, come se fossero parte della nostra vita, in particolare Lia, la protagonista, che riflette i sogni, i pensieri e le speranze di una generazione incerta sul futuro, che non sa cosa sara’di essa perche’ in balia di forze distruttrici che vorrebbero sterminarla. La scrittrice, attraverso la sua penna, ci rende partecipi di questo dolore corale usando un linguaggio semplice che arriva al cuore. Lia, di fronte alle avversita’, non si arrende si aggrappa sempre alla speranza che e’e restera’ sempre il piu’ bel dono che Dio abbia dato agli uomini. Consiglio vivamente questo libro a chiunque voglia avvicinarsi o approfondire la tematica della Shoah, affinche’ tragedie simili non accadano mai piu’.

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Recensione a cura di Daniele
“Quando dal cielo cadevano le stelle” è un libro straordinario e commovente che ti entra nel cuore fin dalle prime pagine.
Ambientato a Roma, durante la seconda guerra mondiale, racconta la storia di Lia: una ragazzina ebrea di tredici anni dall’animo dolce, sensibile, con un grande amore per la vita, costretta a nascondersi con la sua famiglia in vari rifugi della città per sfuggire ai nazisti e alla deportazione nei campi di concentramento.
Con spiccato talento e con una scrittura intensa e decisa, la giovane scrittrice Federica Pannocchia ha saputo trasportarmi all’interno del più grande orrore del Novecento, facendomi conoscere fatti storici che non avevo mai approfondito prima.
Un’ efficace intuizione quella di inserire nella prima parte, nelle case dove Lia si nascondeva, i notiziari dell’epoca che venivano trasmessi alla radio. Un lavoro di documentazione veramente ben dettagliato di avvenimenti particolarmente significativi come la deportazione del 16 ottobre 1945 del ghetto ebraico di Roma e i devastanti bombardamenti alleati.
Impossibile non affezionarsi alla piccola protagonista Lia e condividere con lei tutte le paure, le inquietudini, le domande sul perchè di così tanta ferocia negli uomini. Scopri un pò alla volta una luce di speranza in lei e non sei più capace di staccartene. Lei sapeva donare tanta pace e coraggio a tutte le persone che incontrava, anche nei momenti più difficili vissuti nel campo di Auschwitz-Birkenau, tra sofferenze e umiliazioni di ogni genere. La storia è così coinvolgente che a volte percepisci un senso di impotenza e di scoraggiamento ma è Lia che ti dà la forza e ti dice che “la vita è meravigliosa” nonostante tutto. Per non arrendersi a lei bastava un piccolo fascio di luce che entrava dalla botola di un nascondiglio, una fessura per vedere un pezzetto di cielo dai carri bestiame diretti ai campi di sterminio.
I momenti che ti rimangono impressi nella memoria sono tanti, come la corrispondenza con l’amico Hadas e quell’indimenticabile atmosfera dove entrambi guardando di notte dalla finestra nella soffitta del loro nascondiglio, vedono Roma prima del coprifuoco. E’ una città avvolta nel buio e nelle tenebre della guerra ma Lia ci insegna che bisogna staccarsi dalle brutture degli uomini e cercare, da qualsiasi angolazione, la gioia profonda nelle cose della natura.
Un libro che una volta letto non si può dimenticare e che ti lascia senza parole. Viene il desiderio, in una notte libera da nuvole, di guardare le stelle del cielo e cercare Lia, la sua luce, il suo sorriso, insieme a quello di Anne Frank e di tutte le vittime di quell’immane tragedia che è stata la Shoah.
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